In primo luogo proprio nella resa e nell'interpretazione della luce, di quella luce che in Piero è verosimile, ma non reale, non fisica, ma intellettuale e completamente piegata ai fini del racconto. A ciò Piero aggiunge un'interpretazione straordinariamente poetica: nel suo mondo è soprattutto l'uomo ad essere testimone e custode delle leggi che regolano lo spazio.
In questo senso superando i suoi maestri e i suoi contemporanei: divenendo un anello di congiunzione fondamentale fra la pittura italiana e quella dell'Europa del Nord. E' proprio il suo particolare sentimento della luce a creare una saldatura tra l'arte fiamminga e quella del nostro umanesimo.
Da tali riflessioni e suggestioni parte certamente Kaiser in “Nachdenken ueber Piero”: un' opera esemplare in questo senso.
Si tratta della rivisitazione di un dettaglio de “Il sogno di Costantino”, in cui il giovane dormiente è inserito in una straordinaria scenografia, in una prospettiva scenica di “rossi” caldi e profondi, da cui emerge una serie di colonne stilizzate, che rimandano nella mia memoria ad un paesaggio urbano caro a Boccioni. “Il dormiveglia della ragione” (sottotitolo che riterrei molto calzante per quest'opera) sintetizza in modo esemplare l'elemento della temporalità risolta in spazialità, aggiungendo a mio parere un ulteriore tassello, imprescindibile nell'opera di Kaiser: l' “essere nel tempo”. Lo spazio pittorico diviene spazio scenico: la presenza umana viene rappresentata e contestualizzata in una dimensione sociale e politica (la politeia aristotelica). Ed ecco allora che la scena dipinta diviene rappresentazione di un evento immerso totalmente nel suo tempo e contemporaneamente sospeso in un'atemporalità che lo traspone nel presente.
|
|